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5 domande a... Grant Golden: “L'atmosfera a Cremona è divertente e io sono orgoglioso di farne parte. Jokic il mio idolo, la musica il mio hobby preferito”

Grant Golden

Una prestazione da 22 punti con 8/9 dal campo e 6/6 dalla lunetta, così Grant Golden e la sua Vanoli Cremona hanno interrotto la striscia di partite senza sconfitte della Virtus Segafredo Bologna. Oggi è il protagonista della rubrica settimanale “5 domande a...”

Avete interrotto l'imbattibilità della capolista rimanendo in vantaggio per quasi tutta la partita. Qual è stata la chiave tattica per fermare il loro gioco e portare a casa la vittoria?

Sapevamo di affrontare una squadra dotata di enorme talento perciò era obbligatorio entrare in partita già focalizzati sul nostro obiettivo. L'idea è stata quella di prendere subito il controllo, cominciare bene e non far prendere loro il ritmo giusto; siamo riusciti ad imporre il tono giusto alla gara, siamo stati fisici e tosti fin dall'inizio facendo le cose per il meglio. Penso che siamo stati davvero bravi sia nell'orchestrare l'attacco sia nel saper organizzare bene la difesa e poi con il passare dei minuti a portare a casa la vittoria.

Cremona e i tifosi della Vanoli si sono già affezionati a te, così come sembra essersi già creata una bella amalgama con i tuoi compagni. Raccontaci del primo impatto che hai avuto con la città e con il nostro campionato

È stato tutto fantastico fin dall'inizio. I miei compagni di squadra sono stati di supporto, mi hanno aiutato ad ambientarmi e a non farmi pesare questa primissima esperienza oltreoceano sia dentro sia fuori dal campo; coach Cavina e il suo staff, tutti coloro che lavorano per la Vanoli così come la città di Cremona sono stati tutti quanti incredibili. I tifosi sono pazzeschi e hanno davvero a cuore tutto ciò che accade alla squadra; essere parte di questa atmosfera è divertente, perciò sono tanto orgoglioso di farne parte e cercherò di non deludere mai la piazza. Continuerò a lavorare sodo, continuerò a migliorarmi, a dare tutto il mio contributo e ovviamente spero di portare altre vittorie.

L'anno scorso hai avuto la possibilità di allenarti con Nikola Jokic e con quelli che poi sono diventati i campioni NBA. Cos'hai imparato dall'anno in G-League e dal fatto di poter stare a stretto contatto con loro?

Un'esperienza incredibile poter rimanere a Denver lo scorso anno per il training camp e per la pre-season. Ovviamente poter condividere il parquet con Nikola Jokic, giocatore che considero come mio idolo e che un giorno spero di poter affrontare uno contro uno anche solo in allenamento, è stato fantastico. In generale tutta l'esperienza lo è stata: essere lì, potermi allenare con loro, fare gli scrimmage, frequentarli e condividere anche piccoli momenti; un'esperienza formativa dal punto di vista della mia crescita cestistica. Tuttavia penso che l'esperienza migliore sia stata quella di vivere il mio primo momento da professionista, poter contare su te stesso e porti degli obiettivi, dare sempre il cento per cento; non importa se sei il più forte o il dodicesimo uomo, l'importante è essere il miglior compagno di squadra possibile ed essere sempre di supporto.

La tua è una famiglia che vive e respira questo sport da sempre, perciò com'è stato crescere letteralmente a 'pane e pallacanestro'?

Siamo davvero una famiglia tanto tanto legata alla pallacanestro da anni, è quello che ci piace fare e di cui ci piace parlare praticamente da sempre. In particolare poi il rapporto più stretto ce l'ho con i miei due fratelli: uno è più piccolo di me, ha giocato al college a Butler e a Loyola Chicago, l'altro è più grande, ha frequentato la Western Kentucky University da giocatore e ora allena Richmond University, il college che ho frequentato io; l'altra notte c'era la sua prima partita e non potevo certo perdermela, perciò sono stato sveglio fino a tardi per vederla tutta.

Hai qualche aneddoto particolare da raccontare riguardo te stesso e alla tua vita prima di diventare un giocatore professionista?

Sono un grandissimo appassionato di musica, ogni genere di musica, io ascolterei sempre e solo musica [ride, ndr]. Ascolto tutto quanto: dal rap al country, al rock, sono davvero immerso nella musica; non ho altri grandi hobby al di fuori della pallacanestro se non il piacere di stare con la mia famiglia, uscire con loro. Della mia esperienza prima di diventare un professionista ricordo con grande affetto gli anni trascorsi alla Richmond University, dove sono stato per sei stagioni anche a causa dell'operazione al cuore e dell'anno extra dovuto alla pandemia. Si era formato un bellissimo gruppo e nel corso dell'ultimo anno siamo riusciti a conquistare il titolo di Conference qualificandoci per il torneo NCAA. Entrambi i miei fratelli sono venuti a vedermi giocare durante la March Madness, fatto più unico che raro contando i loro impegni, perciò averli lì per vedermi vincere e come supporto lungo il torneo nazionale è stato uno dei momenti più speciali della mia carriera. I miei migliori amici in campo e la mia famiglia nel pubblico, penso mi ricorderò di quel momento per tutta la vita.

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